INSULINO RESISTENZA (APPROFONDIMENTO)

L’insulino resistenza è una condizione che si instaura quando i recettori cellulari dei tessuti insulino sensibili (tessuto adiposo,muscolo scheletrico e muscolo cardiaco) non rispondono adeguatamente allo stimolo dell’insulina. Il pancreas per compensare quella inadeguata risposta, produce insulina in quantità superiore rispetto alla norma, creando una condizione di iperinsulinemia.

CAUSE DI INSULINO RESISTENZA ED IPERINSULINEMIA

L’insulino resistenza ed il conseguente aumento di insulinemia può essere determinata:
– Da cause genetiche predisponenti.

– Da difetto qualitativo dell’insulina prodotta.

– Da presenza di ormoni che antagonizzano l’azione dell’insulina:

  • i glicocorticoidi che inibiscono la sintesi dei recettori insulinici e diminuiscono l’affinità  dell’insulina agli stessi recettori e che possono essere presenti:

           come cortisolo endogeno il cui aumento è legato, soprattutto, a situazioni di stress o a        patologie quali malattia di Cushing;

          come cortisolo esogeno il cui aumento è legato soprattutto all’assunzione di farmaci      corticocosteroidei e/o a sostanze anabolizzanti.

  • L’ormone della crescita (GH) che diminuisce il numero dei recettori insulinici.

– Da mancata o ridotta attività fisica (l’esercizio fisico aumenta la sensibilità all’insulina da parte dei recettori cellulari).

– Dalla gravidanza;

– Da eccessiva assunzione di carboidrati.

– Dall’ avanzare dell’età (con l’avanzare dell’età, l’organismo cambia e subisce delle vere e proprie modificazioni a livello cellulare: le membrana diventano più rigide, quindi anche i processi di scambio diventano più difficoltosi).

– Da Infezioni e/o malattie gravi

– Dall’ obesità e dall’accumulo di grasso, soprattutto viscerale che sono dei potentissimi moltiplicatori della insulino resistenza.

Studi eseguiti con TAC hanno dimostrato che i soggetti con eccesso di grasso viscerale o intra addominale presentano, a parità di peso corporeo, maggiore resistenza all’insulina rispetto agli individui con aumentato deposito sottocutaneo di tessuto adiposo.

Inoltre l’insulino resistenza è tanto maggiore quanto maggiore è la quantità di grasso viscerale accumulato.

INSULINO RESISTENZA E IPERTENSIONE ARTERIOSA

L’insulino resistenza è in grado di determinare aumento della pressione arteriosa per i seguenti motivi:

  • l’insulina è in grado di regolare, il riassorbimento del sodio e dell’acqua a livello tubolare. L’iperinsulinemia cronica potrebbe pertanto determinare una ritenzione di Na e acqua con conseguente aumento della pressione.
  • L’insulina modula, incrementandola, l’attività del sistema nervoso simpatico, un effetto che sembra essere conservato anche negli individui insulino resistenti.
    Pertanto l’iperinsulinemia cronica, conseguenza della insulino resistenza, provoca maggiore vasocostrizione e quindi ipertensione perchè esercita uno stimolo maggiore e protratto nel tempo sul sistema nervoso simpatico.
  • L’insulina è in grado di stimolare la produzione di NO che, a livello endoteliale, provoca vasodilatazione. La compromissione di questa via dovuta a insulino resistenza potrebbe provocare una riduzione di NO con conseguenze negative sui vasi dovute alla comparsa di disfunzione endoteliale e maggiore vasocostrizione.

INSULINO RESISTENZA E ALTERAZIONE DEL METABOLISMO LIPIDICO

Il tessuto adiposo, per azione dell’insulina, immagazzina l’eccesso di energia, introdotta con l’alimentazione, sotto forma di trigliceridi, che vengono immessi in circolo nei momenti di digiuno, mediante lipolisi. Quando la concentrazione di insulina, in circolo, diminuisce (momenti di digiuno) oppure quando le sue funzioni non sono svolte adeguatamente (insulino resistenza) è accelerata la lipolisi con conseguente aumentato rilascio di acidi grassi liberi nel sangue.

Questi, attraverso il circolo splancnico, raggiungono il fegato dove, in parte si accumulano  sotto forma di trigliceridi (questo accumulo è una possibile causa di steatosi epatica non alcolica , in parte vengono riversati in circolo sotto forma di VLDL.
Le VLDL, in circolo, vengono metabolizzate a LDL da un enziama endoteliale, la lipasi lipoproteica (LPL) che è poco efficente in condizioni di insulino resistenza.
Per tale motivo le VLDL restano molto a lungo in circolo.

Questa prolungata permanenza in circolo delle VLDL provoca:

  • un rallentamento nel meccanismo di formazione delle particelle HDL con conseguente loro diminuzione;
  • un aumentato rilascio di trigliceridi in circolo con conseguente formazione di Lipoproteine LDL impoverite di trigliceridi e quindi più piccole e dense.

Le LDL piccole e dense sono più aterogene rispetto alle LDL “Larghe” perchè:

  • attraversano più facilmente l’endotelio vascolare localizzandosi nell’intima arteriosa;
  • sono maggiormente suscettibili a modificazioni ossidative contribuendo a quel processo degenerativo flogistico che porta alla formazione della placca ateromatosa (per maggiori dettagli leggi LDL ossidate)

L’ENDOTELIO E LE SUE FUNZIONI

L’endotelio è un tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, dei vasi linfatici e del cuore (endocardio).

E’ costituito da un monostrato di cellule dette anche cellule endoteliali che entrano a diretto contatto con il sangue o la linfa.

L’endotelio è un organo capace di secernere, in risposta a stimoli nervosi, ormonali, meccanici, numerosi mediatori chimici che modificano il comportamento sia della stesse cellule che li hanno prodotti che di quelle vicine.

Diverse e, per certi versi, complesse sono le funzioni svolte dall’endotelio:

  • Funzione barriera: regola il passaggio di sostanze dal liquido extracellulare al sangue e viceversa;
  • Regola il tono del muscolo vascolare liscio, mediante la produzione di sostanze vasocostrittrici quali angiotensina II, endotelina, vasopressina ecc., e vasodilatatrici quali acido nitrico (NO), peptidi natriuretici, bradichinina, istamina ecc.;
  • Mantiene la fluidità del sangue mediante la sintesi bilanciata di molteplici fattori con attività anticoagulante  e attività pro coagulante ;
  • Svolge un’azione anti proliferativa inibendo la migrazione e la proliferazione delle cellule muscolari lisce presenti nella fascia sub endoteliale e blocca l’espressione delle molecole che selezionano, legano e fanno migrare nel tessuto sub endoteliale i monociti che, trasformandosi in macrofagi danno origine alla formazione della placca aterosclerotica;
  • Blocca  l’ossidazione delle lipoproteine (in particolare le LDL)

INSULINO RESISTENZA – INFIAMMAZIONE – ALTERAZIONE DELLA FUNZIONE ENDOTELIALE E DELLA COAGULAZIONE  – ATEROSCLEROSI
Abbiamo visto che alcune sostanze prodotte dal tessuto adiposo, l’iperinsulinemia, causata oltre che da insulino resistenza anche dalla eccessiva assunzione di carboidrati, attivano dei meccanismi che potrebbero causare l’instaurarsi di uno stato infiammatorio ed ipertensivo, potenziali responsabili di danno funzionale del tessuto endoteliale.
Tale danno:
=> può provocare uno squilibrio

  • nella regolazione del tono del muscolo vascolare liscio;
  • nella regolazione del sistema emocoagulativo favorendo così:
    – processi procoagulanti, con rischio di formazione di trombi
    – processi anticoagulanti con rischio di insorgenza di fenomeni emorragici.

=> Può favorire:

  • la migrazione e la proliferazione di cellule muscolari lisce dal tessuto subendoteliale;
  • l’ossidazione delle lipoproteine LDL;
  • l’adesione e la migrazione nel tessuto subendoteliale dei monociti

tutti fattori, questi , che contribuiscono alla formazione della placca aterosclerotica.

Sulla base di quanto esposto possiamo affermare che l’aterosclerosi è un processo cronico degenerativo su base infiammatoria che risulta associato ai più comuni fattori di rischio cardiovascolare.
La manifestazione iniziale del processo aterosclerotico è rappresentata dalla disfunzione endoteliale.

COLESTEROLO TOTALE – COLESTEROLO HDL – COLESTEROLO LDL – TRIGLICERIDI

Fin’ ora si è parlato poco dei parametri “storici”, responsabili della formazione della placca aterosclerotica, quasi fossero ….. “passati di moda”, invece no!

Il colesterolo ed i trigliceridi sono sempre fattori determinanti nella formazione della placca aterosclerotica e, pertanto è necessario che i loro valori siano sempre tenuti nei limiti della norma.

Inoltre è importante mantenere:

  • al di sotto della soglia critica di 130mg% i valori dei trasportatori del colesterolo dal fegato alla periferia (le lipoproteine LDL).
  • al di sopra della soglia di 40mg% per gli uomini 50mg% per le donne i valori dei trasportatori del colesterolo dalla periferia al fegato (le lipoproteine HDL).

Particolare attenzione meritano anche, quali fattori predisponenti all’aterosclerosi:

A conclusione di quanto esposto, risulta chiaro del perchè nella scheda dell’Insulina più che parlare del diabete 1 e diabete 2, di insulinoma, di cause di aumento o diminuizione dell’insulina ci si è voluti soffermare su un argomento da tempo dibattuto ed oggetto di studi sempre più approfonditi:
L’Insulino Resistenza e le sue implicazioni cliniche non solo come probabile fattore scatenante il diabete tipo 2, ma quale fattore predisponente all’aterosclerosi, all’ipertensione ed altri disturbi ad essi connessi.

Ci si è soffermati anche sull’ Obesità Viscerale perchè essa stessa può diventare causa ed effetto dell’insulino resistenza.

QUALI SONO I RIMEDI PER COMBATTERE L’INSULINO RESISTENZA

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