CITOMEGALOVIRUS

Che cosa è il Citomegalovirus?
Il Citomegalovirus (CMV) è un virus del gruppo degli Herpesvirus.

Quanto è diffuso questo virus? Come si contrae l’infezione?
Questo virus è diffusissimo in tutto il mondo.  La grande maggioranza delle persone ha avuto il suo primo contatto col virus già alla nascita o durante l’infanzia.
Infatti, le vie di trasmissione più precoci e frequenti comprendono la trasmissione al neonato durante il parto, a seguito di contatto con secrezioni vaginali infette o di allattamento materno.
Sia l’infezione perinatale che postnatale, peraltro, si accompagnano alla eliminazione (escrezione) del virus per parecchi mesi sia con la saliva che con le urine. Da ciò consegue che la trasmissione da bambino a bambino (o da bambino ad adulto) può avvenire con relativa facilità in tutte quelle occasioni in cui si verificano contatti stretti e prolungati con secrezioni infette (asili nido, scuole materne o in famiglia).
Un numero minore di persone acquisisce l’infezione in età adulta, magari durante rapporti sessuali con un/una partner che in quel momento elimina attivamente il virus con lo sperma o il secreto cervicale.
Infine, la trasmissione di CMV può avvenire tramite trasfusioni o trapianti di organo o di midollo.
Non è invece stata documentata una trasmissione per via aerea (respiratoria).

E quale malattia causa? Si può curare?
Generalmente l’infezione primaria decorre asintomatica, cioè il virus non dà alcuna malattia evidente.
In un buon numero di persone l’ infezione primaria da CMV può manifestarsi anche solo con uno dei seguenti sintomi: febbre più o meno elevata, astenia (stanchezza), cefalea (mal di testa), artralgie/mialgie (dolori articolari/muscolari), rinite (raffreddore), faringite, tosse.
L’infezione si risolve normalmente in breve tempo senza conseguenze e senza terapia.
L’infezione primaria si risolve man mano che l’organismo sviluppa una risposta immunitaria attraverso la produzione di anticorpi (IgG e IgM).
Gli anticorpi di tipo M o IgM rappresentano la prima risposta all’infezione. La loro durata è però limitata nel tempo; infatti, generalmente non sono più evidenziabili a distanza di 3-6 mesi dall’infezione.
Al contrario, gli anticorpi di tipo G o IgG, una volta prodotti, permangono per tutta la vita. Il virus, però, nonostante la risposta immune, non viene eliminato dall’organismo. Esso infatti rimane latente (ovvero presente come patrimonio genetico inattivo) in alcuni tipi di cellule del nostro corpo.
Occasionalmente, il virus può riprendere la replicazione (riattivazione o infezione riattivata) in qualche organo (reni, ghiandole salivari, ghiandole mammarie, collo dell’utero, prostata), con conseguente eliminazione di virus con urine, saliva, latte, secreto cervicale o sperma, sempre però in assenza di sintomi (eliminazione asintomatica del virus). I soggetti con infezione riattivata, non essendo a conoscenza della infezione in corso, contribuiscono alla diffusione del virus: infatti, le riattivazioni sono diagnosticabili solamente grazie alla dimostrazione della presenza del virus in campioni come urine, saliva, latte materno, sperma, secreto cervicale.

Perchè il CMV può essere importante in gravidanza?
In gravidanza, l’infezione da CMV può essere trasmessa al feto (trasmissione verticale) sia durante una infezione primaria che a seguito di riattivazione o reinfezione della madre. Tuttavia, è importante tenere ben presente che, eventuali patologie fetali malformative o di altro tipo, sono causate pressocchè esclusivamente da un’ infezione primaria.
L’infezione primaria si può verificare una sola volta nella vita. Pertanto, se una gestante ha già contratto in passato l’infezione primaria (e quindi sviluppato i relativi anticorpi ovvero, più in generale, una immunità specifica), questa non può ripetersi in caso di ulteriore contatto con il virus.
C’è un modo semplice per accertare se si è già contratta o meno l’infezione primaria da CMV: è sufficiente determinare la presenza di anticorpi specifici per CMV su un prelievo di sangue. Se sono presenti IgG specifiche, il soggetto è immune (o sieropositivo) per CMV. Per quanto abbiamo appena detto, è particolarmente importante per una donna fare questo accertamento PRIMA della gravidanza.

In un controllo durante la gravidanza ho avuto un riscontro di IgM specifiche per CMV: sono molto spaventata, che cosa devo fare?
Qualora in una gestante precedentemente non immune per CMV si documenti la comparsa di IgG specifiche (sieroconversione) si può porre una diagnosi sierologica certa di infezione primaria. In questo caso, la presenza di IgM virus specifiche avvalora la diagnosi di infezione primaria recente. In tutti gli altri casi, ovvero in assenza di sieroconversione, la presenza di IgM anti-CMV deve essere valutata e interpretata.
Infatti, solo nel 30% dei casi ci troviamo di fronte ad IgM “vere”, ovvero IgM effettivamente da attribuire ad una infezione primaria recente da CMV.
Perciò, il riscontro di IgM anti-CMV durante la gravidanza non deve spaventare la futura madre, ma solo spingerla a rivolgersi ad un centro qualificato che possa approfondirne il significato clinico.

Ma se l’infezione primaria viene confermata?
Una conferma di questo tipo non è una condanna senza appello: è solo il primo passo di un percorso di diagnosi e consulenza che i futuri genitori possono fare con la assistenza di qualificati specialisti, onde poter prendere decisioni consapevoli riguardo alla gravidanza in corso. Anzitutto, è necessario cercare di datare l’infezione, cioè di riferire l’inizio dell’infezione ad un momento preciso della gravidanza.La datazione deve tener conto di diversi parametri, clinici e di laboratorio.
Sono, inoltre, utili per datare l’infezione primaria materna alcuni parametri virologici, quali la determinazione dell’ avidità degli anticorpi IgG specifici, e la determinazione della presenza del virus o di suoi componenti nel sangue periferico della madre.

Come faccio a sapere se l’infezione è stata trasmessa al feto?
E’ possibile accertare se il feto abbia contratto l’infezione, cioè condurre un accertamento prenatale solamente attraverso esami invasivi, quali l’ amniocentesi prelievo di liquido amniotico) e la funicolocentesi (prelievo di sangue dal cordone ombelicale).
Prima di procedere all’accertamento prenatale é necessario che la madre sia sottoposta a ricerca del DNA di CMV nel sangue.

 
Riassumendo: 4 regole d’oro per impedire che CMV turbi la serenità dell’ attesa…

-> Accertare lo stato immunitario (presenza di IgG specifiche) nei confronti di CMV PRIMA della gravidanza;
-> In caso di sieroPOSITIVITA'(=presenza di IgG specifiche): non sono necessari ulteriori controlli;
-> In caso di sieroNEGATIVITA'(=assenza di IgG specifiche): controllare con cadenza mensile IgM e IgG specifiche per CMV, per poter diagnosticare prontamente un’ infezione primaria in corso gravidanza (sieroconversione).


4) In caso di positività per IgM:

-> non farsi prendere dall’ansia: il numero delle donne in gravidanza che contraggono l’infezione primaria da CMV è di gran lunga INFERIORE a quello delle gestanti che risultano positive per IgM anti-CMV in un test di screening;
-> rivolgersi ad un centro specializzato.

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