COME INTERPRETARE I RISULTATI DELLE ANALISI DI LABORATORIO
I marcatori tumorali sono proteine il cui dosaggio viene effettuato per individuare la presenza di eventuali neoplasie.
Quando alterati, non è mai consigliabile utilizzare tali indicatori come unico mezzo per una diagnosi precoce di neoplasie, anche perché la loro espressione e le loro possibili variazioni potrebbero essere correlate a:
- Condizioni non neoplastiche come infiammazione, infezioni, epatite cronica, cirrosi, endometriosi, fibromi, sindrome dell’ovaio policistico ecc.
- Condizioni fisiologiche dell’organismo, come per es. nel caso del PSA, i cui valori potrebbero essere alterati in pazienti che, entro due, tre giorni prima di sottoporsi a prelievo venoso avessero assunto comportamenti atti a stimolare la ghiandola prostatica, come andare a cavallo o in bicicletta per diverse ore, sottoporsi a ecografia trans rettale, avere rapporti sessuali ,ecc .
Risulta pertanto chiaro che solo il medico e/o lo specialista :
- dopo aver visitato e raccolto i dati anamnestici del paziente,
- dopo aver visionato i risultati delle analisi del sangue,
- dopo aver consultato i referti di indagini strumentali, quali ecografia, RX, RMN, TAC, ecografia, gastroscopia, colonscopia, mammografia, biopsia, ecc.
Possono confermare o escludere la presenza di eventuali patologie neoplastiche.
Il dosaggio dei marcatori tumorali può dare indicazioni certe solo quando viene utilizzato, dopo aver posto diagnosi certa di patologia, per valutare:
- L’efficacia della terapia medica e/o chirurgica in atto.
- L’insorgenza di eventuali recidive, quando la terapia viene interrotta.